Stemma Episcopale
giovedì 19 marzo 2009
Per la Santa Sede occorre una "vigorosa leadership" in Iraq
di Elisabetta Mancini
CITTA’ DEL VATICANO - La Santa Sede non abbassa il tiro sull'Iraq. La gravissima situazione nel Paese è stata presa in esame da monsignor Silvano M. Tomasi (nella foto), Nunzio apostolico e Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, che intervenendo alla Conferenza internazionale convocata dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha avanzato alla comunità internazionale una serie di richieste. Prima fra tutte “una vigorosa leadership” per “trovare le strade per la riconciliazione, il dialogo e la pace” in Medio Oriente e rispondere alle necessità degli sfollati e dei rifugiati iracheni, che sono oltre 2 milioni all’interno del Paese e altrettanti all’estero. A parere di monsignor Tomasi, in Iraq sembra più facile morire che vivere, e gli attentati e le uccisioni ne sono la prova evidente. Il Nunzio ha fatto particolare riferimento all’ondata di odio e distruzione - che ha definito "senza precedenti” - e che ha avuto un “impatto mortale nell’intera regione medio-orientale”. Secondo monsignor Tomasi i numeri parlano chiaramente. 4 milioni di rifugiati e 40-50.000 iracheni che lasciano ogni mese le loro case, mostrano la necessità “che la comunità internazionale si assuma le proprie responsabilità nel compito di protezione ed assistenza”. Il rappresentante della Santa Sede ha poi ricordato la situazione dei cristiani iracheni, che - ha spiegato - soffrono gravi conseguenze. “Laddove guerra e violenza hanno distrutto il tessuto sociale e l’unità dell’Iraq – ha fatto presente - scelte politiche coscienziose e un impegno umanitario senza discriminazioni sarebbero il primo passo per ristabilire una unità nel pluralismo”.
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