"Non è possibile continuare a permettere la morte di vittime innocenti a causa di armi dagli effetti indiscriminati come le bombe a grappolo, motivo per il quale la Santa Sede ha chiesto una moratoria nel loro utilizzo e trattati internazionali che le proibiscano e le limitino". Lo ha affermato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, durante la riunione del gruppo di esperti governativi sulla Convenzione per la proibizione o restrizione dell’uso di armi convenzionali con effetti indiscriminati, svoltasi nella città svizzera dal 28 agosto al 6 settembre.
“L’ultima guerra del Libano – ha detto l’osservatore della Santa Sede - ci porta in modo tragico le prove del dramma umanitario che si dipana sotto i nostri occhi. Le immagini e le prove che ci arrivano sono allarmanti”. E ciò, ha aggiunto, “è confermato dalle prime statistiche date dalle Nazioni Unite che mostrano la gravità e la dimensione di questo problema”. Mons. Tomasi ha ricordato, in tono critico, che tutte le armi, prima di essere usate o controllate, sono state definite “legittime” dagli interessati. Approvazioni destituite di fondamento, ripetutesi in passato con le armi chimiche, biologiche, incendiarie, con i laser. Ma “il fatto di dichiarare un’arma particolare legittima non la rende più accettabile né meno inumana” - ha stigmatizzato mons. Tomasi, che con realismo ha affermato: “Il miglioramento della qualità delle sotto-munizioni non può essere da solo la soluzione. Riportare il tasso di fallimento all’1 o 2% non significa nulla in sé. L’1% di centomila piccole bombe è comunque molto”.
Mentre sono la “determinazione degli obiettivi” e “la proporzionalità” gli elementi “da prendere in considerazione”. “Le vittime dei conflitti passati e le vittime potenziali dei conflitti futuri - ha esortato mons. Tomasi - non possono attendere anni di negoziati e di discussioni. Perciò, una moratoria sull'utilizzo di queste armi si impone”. Qui - ha concluso rivolto ai colleghi di assemblea - non si tratta di un problema teorico, ma di un dramma che ha il volto delle “decine di vittime innocenti” e delle “sofferenze che accompagnano migliaia di famiglie per anni”.
Fino al 30 agosto scorso, le Nazioni Unite registravano un bilancio di 13 morti e 47 feriti a causa dalle bombe a grappolo, a partire dal “cessate il fuoco”. Le Nazioni Unite e le squadre per l’eliminazione delle bombe hanno identificato 405 siti contaminati da componenti di bombe a grappolo e hanno rimosso oltre 2.900 elementi inesplosi in 15 giorni di lavoro. E lo stesso segretario dell’Onu, Kofi Annan ha denunciato l'uso di bombe a grappolo da parte di Israele durante la guerra contro Hezbollah in Libano e chiedendo al governo israeliano di fornire mappe e indicazioni sulle località dove le bombe a frammentazione sono state usate in modo che si possa localizzarle al fine di proteggere i civili". "Questo genere di armi non dovrebbero essere utilizzate nelle zone civili" e l’Onu dovrà "agire rapidamente per neutralizzarle" - ha detto Annan. Anche vicesegretario o nu per gli affari umanitari Jan Egeland ha condannando come "immorale" l’uso delle cluster bomb da parte di Israele.
In Italia, intanto, 37 senatori sono firmatari del disegno di legge di modifica della legge 374/97 (messa al bando delle mine antipersona) che ha l'obiettivo di estenderne gli effetti anche alle cluster bomb. A firmare il disegno di legge esponenti dell'Ulivo, di Forza Italia, di Rifondazione Comunista, del Gruppo delle Autonomie, dei Verdi, del Misto, dei Comunisti Italiani, di Italia dei Valori.
La richiesta della messa la bando delle cluster bombs nasce dalla "Stop cluster munitions" una coalizione internazionale composta da più di 115 organizzazioni della società civile che, con una campagna che ha preso il via nel novembre del 2003, ha chiesto la cessazione dell'uso, della produzione e del commercio di queste armi, e l'assunzione di responsabilità da parte degli utilizzatori per la bonifica dei territori colpiti e l'assistenza alle vittime. "Il recente ritrovamento di questi ordigni in Libano, utilizzati dall'esercito Israeliano nel conflitto contro Hezbollah, ha reso ancora più urgente la discussione di questo disegno di legge - dichiarano i senatori dell'Ulivo Nuccio Iovene e Silvana Pisa.
Va ricordato che le ditte italiane che hanno prodotto e - forse producono ancora - cluster bombs sono due: la Simmel Difesa di Colleferro (Roma) e la SNIA BDP. Simmel Difesa afferma sul proprio sito di non aver mai prodotto questo tipo di ordigni, ma il catalogo o nline - adesso non accessibile - fino a poco tempo fa le riportava.
L'approvazione di questo disegno di legge, che equipara tali ordigni alle mine per i suoi devastanti effetti sulla vita delle popolazioni colpite - dichiarano Nuccio Iovene e Silvana Pisa primi firmatari del disegno di legge - "collocherebbe il Senato italiano all'avanguardia nella lotta contro queste armi inumane ed indiscriminate”. "La significativa adesione di tanti senatori, appartenenti a diverse forze politiche, a questo disegno di legge testimonia la sensibilità e la disponibilità di larga parte del Senato per la messa al bando anche delle bombe a grappolo. Sarebbe importante che il Presidente del Senato e il Presidente della Commissione Difesa, prendendo atto di questa disponibilità e sensibilità, dessero seguito all'iter del disegno di legge al fine di arrivare ad una sua rapida conclusione. Con l'approvazione di questo provvedimento - concludono Iovene e Pisa - l'Italia può diventare l'apripista per la messa al bando totale di questi ordigni. E' una battaglia di civiltà, come quella contro le mine antipersona, che continua''. [GB]
Fonte: Unimondo
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