Stemma Episcopale
giovedì 19 marzo 2009
mons. Silvano Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra
ASIA - “Lo tsunami ha reso evidente la globalizzazione della solidarietà. Ma non dimentichiamo i tanti piccoli tsunami che accadono ogni giorno nel mondo”: parla all’Agenzia Fides mons. Silvano Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra
Ginevra (Agenzia Fides) - La risposta del mondo di fronte allo tsunami è stata eccezionale e ha mostrato “la globalizzazione della solidarietà”. Ma, dopo gli interventi di emergenza, occorre che tutti tengano fede alle promesse sui fondi stanziati per la ricostruzione. Mentre non bisogna dimenticare i tanti “piccoli tsunami” come i morti per Aids, fame, guerre che affliggono l’umanità. E’ quanto ha detto in un colloquio con l’Agenzia Fides S.Ecc. Mons. Silvano Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Ufficio della Nazioni Unite di Ginevra.
“Di fronte a una tragedia che ha causato oltre 150mila morti e 5 milioni di sfollati - ha detto mons. Tomasi - la risposta della solidarietà internazionale, a livello governativo e di organizzazioni non governative è stata eccezionale: si è resa evidente davvero quella che può definirsi una globalizzazione della solidarietà. L’urgenza dettata dalla catastrofe e soprattutto la necessità i salvare i gruppi più vulnerabili come i bambini ha innescato una gara di solidarietà che è andata oltre le aspettative. In complesso oltre 3 miliardi di dollari sono stati promessi alle popolazioni colpite in aiuti di emergenza e progetti per la ricostruzione. Già 717 milioni di dollari sono stati trasmessi alle agenzie internazionali che si occupano dei soccorsi. Ma occorrerà vedere fra 5 o 6 mesi, quando l’emergenza sarà finita, se tutti terranno fede alle promesse: c’è il rischio che, quando i riflettori dei mass media saranno spenti, anche l’impegno si attenui, come è già avvenuto in occasione di altri disastri naturali”.
Mons. Tomasi sottolinea che “quella della ricostruzione è invece una fase molto importante, perchè è quella che deve coinvolgere le comunità locali, chiamate a stabilire le priorità ed evitare che i fondi stanziati si disperdano in progetti inutili o in corruzione”. L’Osservatore nota che “se non sembra che lo tsunami avrà un effetto pesante sulle economie dei paesi del Sudest asiatico, il costo sociale è invece altissimo: almeno 2 milioni di persone, come ha detto di recente la Banca per lo Sviluppo Asiatico, sono i nuovi poveri, ridotti da questo evento in uno stato di miseria. Per loro occorre promuovere progetti di sviluppo che vadano a ricostruire le piccole economie dei villaggi e delle città segnate dal disastro”.
Sull’impegno del mondo cattolico “la prontezza nel rispondere all’emergenza è stata ammirevole”, afferma a Fides Mons. Tomasi. “Non solo per gli stanziamenti in denaro ma anche per gli interventi attraverso le persone, i volontari che hanno salvato tante vite, grazie alla presenza radicata nei luoghi della tragedia. Senza dimenticare tutte le strutture ecclesiali, chiese e scuole, che oggi accolgono profughi. La testimonianza immediata è stata preziosa. E se alcuni soggetti danno un lettura partigiana di questi interventi, pensando che la carità sia strumentalizzata per il proselitismo, bisogna affermare con forza che non è così: i cattolici, i missionari e le Ong fanno un servizio gratuito alla persona, senza alcuna discriminazione e senza nessun secondo fine. Credo che questo spirito sia stato inteso dalla maggior parte dei fedeli indù in India, dai buddisti in Sri Lanka, come dai musulmani in Indonesia, che hanno riconosciuto senza contaminazioni ideologiche l’impegno dei cristiani. I casi isolati di fondamentalismo non devono scoraggiare: il dialogo va avanti e la carità aprirà sempre nuove strade verso il bene”.
Il Nunzio conclude: “Vorrei ricordare che, di fronte alla grande mobilitazione di solidarietà internazionale, non possiamo dimenticare i tanti ‘piccoli tsunami’ che accadono ogni giorno nel mondo: 150mila persone muoiono ogni mese di Aids, i morti nella crisi del Darfur in Sudan sono stati oltre 100mila, senza contare i morti per fame o per le guerre. L’umanità non può svegliarsi solo di fronte alle catastrofi naturali, senza curarsi delle grandi tragedie quotidiane”.
Di fronte invece alla domanda “dov’era Dio il giorno dello tsunami”, nota mons Tomasi, “possiamo soltanto aprire il nostro atteggiamento esistenziale alla Provvidenza di Dio. La strada della fede in Dio creatore e guida dell’universo non lenisce il dolore per le perdite umane ma apre il cuore dell’uomo a una visione che trasforma il male in un’opportunità di Bene”.
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