Dei diritti dei rifugiati nei Paesi europei, spesso disattesi, ha parlato monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, nel suo intervento alla 44esima riunione, nella città elvetica, del Comitato permanente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
Nell’intervento, diffuso dalla Radio Vaticana, mons. Tomasi ha nesso in luce le difficoltà incontrate dai rifugiati per ottenere protezione e presentare domanda di asilo ed ottenere considerazione equa delle richieste inoltrate secondo standard e procedure internazionali. Quindi l’Osservatore permanente presso la santa Sede ha puntato i riflettori sulle differenze nei vari Paesi europei nei procedimenti di asilo, differenze che preoccupano la Santa Sede, che fa sue le stesse preoccupazioni dell’Alto Commissario dell’Onu, Antonio Guterres, nel sottolineare che «ogni Paese, naturalmente, ha diritto di definire la sua politica migratoria, ma le norme internazionali di protezione dei rifugiati devono essere rispettate».
Un appello, ha detto monsignor Tomasi, che merita particolare attenzione data la tragica situazione che ha visto, durante il 2008, 1502 persone, tra le quali presumibilmente un numero significativo in fuga da persecuzione, che hanno incontrato la morte mentre tentavano di entrare in Europa. Da qui la richiesta del rappresentante della Santa Sede che le politiche nazionali e internazionali e i provvedimenti legali abbiano anzitutto «un solido fondamento nei diritti umani, il diritto alla vita in primo luogo».
Questo grave problema non interessa solo l’Europa, ha aggiunto il rappresentante vaticano, notando che simili tendenze ad opporre «barriere fisiche così come burocratiche, legislative e politiche ai richiedenti asilo» si registrano in diversi regioni del mondo, sviluppate e in via di sviluppo. Attenzione particolare merita inoltre il fenomeno crescente di minori soli che richiedono asilo, «perché rivela la disperata situazione in cui versano alcune famiglie e perchè troppo spesso è risolto con un ambiguo sistema di detenzione».
Non è la prima volta che monsignor Tomasi alza la voce per richiamare i governi al rispetto dei diritti umani, già nel Febbraio aveva avuto modo di denunciare che la crisi economica rischia di vedere l’aumento di potere di governi «caratterizzati da una dubbia propensione alla democrazia».
«Tuttavia – ha detto ancora – si ripeteranno errori vecchi e più recenti, se non si intraprenderà un’azione internazionale concertata volta a promuovere e tutelare tutti i diritti umani e se le dirette attività finanziarie ed economiche non verranno poste su una strada etica che possa anteporre le persone, la loro produttività e i loro diritti all’avidità che può scaturire dall’attenzione al solo profitto».
In merito alle origini dell’attuale crisi economica e finanziaria, l’osservatore della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, aveva rilevato che «la crisi é stata causata, in parte, dal comportamento problematico di alcuni attori del sistema finanziario ed economico, inclusi amministratori bancari e quanti avrebbero dovuto essere più diligenti per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio e di affidabilità. Quindi sono loro ad avere la responsabilità dei problemi attuali. Tuttavia, le cause della crisi sono più profonde». «La crisi attuale – aveva spiegato in precedenza l’arcivescovo Tomasi – ha dimensioni economiche, giuridiche e culturali. L’attività finanziaria non può ridursi a ottenere facili profitti, ma deve includere anche la promozione del bene comune fra quanti prestano, prendono in prestito e lavorano». «L’assenza di un fondamento etico – ha aggiunto – ha portato la crisi a tutti i Paesi, a basso, medio e alto reddito. Quindi citando Benedetto XVI, mons. Tomasi ha rilevato che «la delegazione della Santa Sede esorta a prestare una rinnovata attenzione alla necessità di un approccio etico alla creazione di collaborazioni positive fra mercati, società civile e Stati».
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